Faro un porto per noi

LA “SINDROME DELLA CAPANNA”

La letteratura internazionale attesta la presenza di problematiche psicologiche a seguito della pandemia da Coronavirus. Secondo la Società Italiana di Psichiatria (SIP, maggio 2020) sono oltre un milione gli italiani che rischiano di sviluppare disturbi mentali inseguito alla diffusione del Covid-19 e alle conseguenti restrizioni che ha causato.
La prima di queste restrizioni è la quarantena ovvero la separazione tra le persone e la restrizione dei movimenti di persone che sono potenzialmente esposte al contagio al fine di ridurre il rischio di infettare altri; tale condizione è accompagnata da emozioni negative come ansia, paura e frustrazione, paura di contrarre la malattia. In Italia la quarantena imposta dal Governo è durata circa 60 giorni.

All’inizio è stato difficile per tutti noi abituarsi a questa sorta di prigionia: abbiamo dovuto riscrivere la nostra quotidianità non più scandita dai soliti ritmi ed improvvisamente privata dei nostri svaghi, amici, hobby etc…. una nuova normalità si è fatta strada, rassicurante rispetto alla paura di contrarre la malattia.
In qualche modo l’unico luogo sicuro e “pulito” dal virus ci sembrava la nostra casa: stare in casa teneva fuori!! il virus. Le prime volte che uscivamo di casa, dopo la fine della quarentena ci siamo sentiti un poco in ansia, tutti noi.
Questa reazione emotiva del tutto comprensibile, in alcune persone si presenta con maggior forza e per maggior tempo. Cosa è la sindrome della Capanna? In primo luogo chiariamo subito che non si tratta di un disturbo mentale vero e proprio e la letteratura scientifica a tal riguardo è assai lacunosa.
Alcuni la fanno risalire alla corsa all’oro negli Stati Uniti nel tardo 1800 durante la quale i cercatori per buona parte dell’anno vivevano isolati e, al rientro nella normalità risentivano di paura, rifiuto della civiltà, frustrazione, sfiducia verso il prossimo, ansia e tristezza. Recentemente è stata identificata, sempre negli Stati Uniti, dopo gli attentati dell’11 settembre. Come si manifesta la “Sindrome della Capanna”? Le manifestazioni più comuni sono:

  • preoccupazione e paura all’idea di allontanarsi da casa;
  • sfiducia verso il prossimo, tendenza a non riprendere la normale vita sociale;
  • paura, angoscia, frustrazione, a volte, tristezza;
  • stanchezza, difficoltà a riprendere le normali attività;
  • demotivazione;
  • difficoltà di concentrazione.

Questa è una reazione del tutto normale, conseguente all’eccezionalità di quanto abbiamo vissuto.
Quali aspetti motivano in tutti noi tali sentimenti? Il rischio di contagio non si è spento e conseguentemente temiamo per la nostra salute e per i nostri cari. Inoltre, la quotidianità post Covid-19 è profondamente alterata (uso delle mascherine, distanziamento sociale, sanificazioni, etc etc etc) alterano il nostro modo di vivere il “Fuori casa”, il tempo libero ed il lavoro.

È importante stabilire una linea di confine che ci indichi quando il malessere o la preoccupazione di tornare alla normalità possa essere preludio di una forma più grave di disagio psicologico. Tale confine è stato indicato dalla Società Italiana di Psichiatria: “se il disagio si protrae per più di tre settimane ed è acuito dalla incertezza verso il futuro, dalla preoccupazione per la situazione economica e per la precarietà del lavoro, in un caso su tre aumenta il rischio di nel tempo veri e propri disturbi come la depressione, gli attachi di panico e i disturbi dell’adattamento” (Dr. M Di Giannantonio e E. Zanalda, presidenti Società Italiana di Psichiatria, Maggio 2020).
Come possiamo affrontare al meglio tale situazione?

  • Riconosciamo la normalità e fondatezza delle nostre reazioni e paure;
  • Dedichiamo del tempo a noi e alla nostra famiglia: la quarantena ci ha insegnato l’importanza e la piacevolezza dei nostri rapporti! Non sprechiamo l’insegnamento!
  • Riorganizziamo la routine e definiamo spazi di lavoro, risposo, svago: rientriamo nel nostro tran tran normale con gradualità.
  • Ripensiamo a quanto avvenuto: cosa ci ha insegnato su di noi? Che evoluzione abbiamo avuto?
  • Ascoltiamoci e se la situazione di disagio persiste, chiediamo aiuto ad uno specialista.

Se sei in una situazione di disagio psicologico, puoi chiamare le nostre professioniste o volontarie:

Dott.ssa Amici Patrizia 340 3463181 – Dott.ssa Katia Ponti 371 174 4756 – Dott.ssa Rota Graziosi 349 382 2224
Monica Ravazzini 333 367 2940 – Giusi Miglioli 340 698 9209