Genera, nell’ordine: ansia, disturbi depressivi, incubi e frequenti dejà vu. Ma non è soltanto una questione di psicologia. Il disturbo post-traumatico da stress (Ptsd), infatti, è in grado di modificare le forme del nostro corpo, con tutte le conseguenze che ne possono conseguire: per i complessi sistemi del metabolismo e per la tenuta dell’apparato cardiovascolare. Le donne che ne soffrono, infatti, dimostrano una probabilità decisamente più alta di diventare obese.
IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS – La definizione più recente del disturbo post-traumatico da stress arriva dal DSM-V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, aggiornato a maggio scorso. «La persona che ne soffre ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento che ha implicato morte, minaccia di morte, gravi lesioni, minaccia all’integrità fisica propria o di altri». Rispetto a quanto scritto nell’edizione precedente della Bibbia della psichiatria, però, oggi gli specialisti non escludono di poter diagnosticare il disturbo anche in tutti quei soggetti ripetutamente esposti a eventi traumatici per motivi professionali: situazioni che riguardano da vicino i medici, gli infermieri, i reduci di guerra, le forze dell’ordine e i volontari in zone a rischio.
PTSD E OBESITÀ – Il disturbo post-traumatico da stress è molto più frequente tra le donne: ne soffrirebbe, secondo uno studio pubblicato nel 1995 su Archive of General Psychiatry, almeno una su nove nel corso della propria vita. Oggi si sa qualcosa in più sui rischi legati alla malattia. Ovvero: il disturbo post-traumatico da stress è associato a una più alta probabilità di sviluppare sovrappeso e obesità. L’evidenza è emersa da una ricerca – condotta, tra il 1998 e il 2005, su oltre 54mila donne: di età compresa tra 22 e 44 anni – apparsa sulle colonne di Jama Psychiatry. Se già si sapeva che le donne affette dal disturbo psichiatrico avevano spesso chili in eccesso, mai era emersa una correlazione inversa: con il Ptsd a spianare la strada al sovrappeso. Dall’indagine, infatti, è emerso che il 36% delle donne normopeso affette dal disturbo psichiatrico aveva visto crescere la quota di grasso corporeo: fino a diventare addirittura obese.
ORMONI E NEUROTRASMETTITORI – «Chi soffre del disturbo post-traumatico da stress ha una minore attitudine a gestire l’impulsività – sostiene Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizionista, responsabile del centro di cura dei disturbi alimentari dell’ospedale San Raffaele di Milano -. Il cibo è il primo anestetico per l’uomo, quando è in difficoltà. I chili in eccesso sono la conseguenza della scelta di alimenti appaganti, quali i carboidrati ad alto indice glicemico: dolci e prodotti da forno su tutti». Il sospetto è che questi pazienti mangino nervosamente a scopo di difesa. Molti di loro, infatti, denunciano un costante ricordo del trauma passato, a cui reagiscono con gli eccessi a tavola. Disturbi psichiatrici e del comportamento alimentare vanno dunque spesso a braccetto. Il legame è confermato anche dall’efficacia che i più comuni antidepressivi – in grado di agire sui recettori per la serotonina – hanno dimostrato nella cura del disturbo post-traumatico da stress e della sindrome da alimentazione notturna, ancora priva di una soluzione terapeutica. Il meccanismo che lega le sofferenze psicologiche alle complicanze metaboliche, però, non è ancora del tutto chiaro. È più che probabile che il Ptsd possa favorire l’insorgenza di alterazioni lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e nel sistema nervoso simpatico: entrambi coinvolti, seppur in maniera diversa, nel controllo del metabolismo. Nei ratti traumatizzati, invece, si è notata un aumento della concentrazione del neuropeptide Y nel sistema nervoso centrale. Conseguenza: una marcata crescita del senso dell’appetito.
Fabio Di Todaro
(Fonte: www.fondazioneceronesi.it)
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