L’indagine Onda: in Italia solo un paziente su 3 riceve cure adeguate. Due anni per arrivare alla diagnosi. Il libro bianco per conoscere la malattia
E’ UNA MALATTIA nascosta. A volte ignorata. Temuta.
La depressione è difficile da diagnosticare anche perché in un gran numero di casi i pazienti sono i primi a rifiutare la loro condizione. Spesso trascorrono mesi tra comparsa dei primi sintomi e la decisione di rivolgersi a un medico.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) entro il 2030 sarà la malattia cronica più diffusa. Un’emergenza sulla quale fa il punto il Libro Bianco sulla depressione realizzato da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), appena presentato alla Camera dei deputati insieme a un’indagine sulla patologia.
Casi che aumentano complice la crisi economica e i cambiamenti di ruoli all’interno della famiglia. “Sono quasi 4.500.000 le persone depresse in Italia e le donne, rispetto agli uomini, ne sono coinvolte in una proporzione di 2:1 sia come pazienti sia come caregiver.
A ciò si aggiunge il profondo cambiamento del ruolo multitasking femminile come, ad esempio, l’aumento della quantità di lavoro, i maggiori carichi di responsabilità associati a ruoli professionali, l’acquisizione di abitudini di vita scorrette.
Questo accentua ancor più lo stress fisico e psico-emotivo, considerato dalla maggioranza delle donne, il 57% secondo la nostra indagine, una delle principali cause della depressione”, spiega Francesca Merzagora, presidente Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna.
L’indagine. I risultati dell’indagine condotta da Onda su un campione di 1.004 persone (503 donne e 501 uomini) fotografano tutti gli aspetti della malattia: sociali, epidemiologi, clinico-diagnostici, terapeutici assistenziali ed economici. Dall’analisi emerge che la depressione maggiore è un disturbo psichiatrico molto temuto, diffuso e in crescita nella popolazione, rappresentando uno dei principali problemi di salute pubblica mondiale con un costo totale pari a 800 miliardi di dollari e con circa il 56% dei pazienti che non ricevono un trattamento adeguato, in Italia una persona con la malattia su tre secondo l’Oms.
Dopo i tumori. Secondo gli intervistati, la depressione è al secondo posto (27%) dopo i tumori per impatto percepito sulla vita del paziente e il 58% la considera una vera malattia alla stregua di quelle fisiche, da diagnosticare precocemente e curare. Una persona su 4 la ritiene invece una condizione mentale che non si può capire fino in fondo e con cui si può solo convivere. Questa patologia è inoltre uno dei disturbi dell’umore a più elevata comorbidità e rappresenta una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente, comportando un costo molto elevato in termini di risorse economiche e umane. Sono molte le cause riconosciute dagli intervistati, la depressione non viene infatti considerata conseguenza diretta di un fattore univoco, ma viene percepita come il risultato di un insieme di fattori diversi. Traumi (69%) e stress (60%) sono riconosciuti come le cause principali della malattia da chi ha già ricevuto la diagnosi, mentre chi non ne ha avuto esperienza ritiene che la depressione sia originata principalmente da una personalità emotivamente fragile (67%).
I sintomi. Sempre secondo l’indagine, i principali sintomi associati alla depressione sono di natura emotiva come i pensieri negativi (69%), la solitudine (67%) e la tristezza (63%). L’impatto della malattia sulla qualità di vita è drammatico per il paziente così come per tutta la famiglia, poiché incide sul funzionamento individuale e sociale della persona, riducendo la capacità di interpretare un ruolo “normale” nelle diverse attività in ambito familiare, socio-relazionale e lavorativo. Per 1 intervistato su 3 anche i disturbi di natura cognitiva, come la difficoltà a prendere decisioni e a mantenere la concentrazione, provocano un forte impatto sulla qualità della vita.
Aumentare la consapevolezza. “L’obiettivo di Onda nella lotta contro la depressione – spiega ancora Merzagora – è aumentare la conoscenza e la consapevolezza di questa malattia, e ridurre lo stigma nella popolazione, avvicinando i pazienti a una diagnosi precoce e a cure tempestive e contribuendo a migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi ospedalieri e territoriali dedicati. Ci auguriamo la definizione di un Piano nazionale che garantisca a tutti i pazienti l’accesso a una diagnosi precoce, ad appropriati percorsi terapeutico-assistenziali e a un’efficace rete di servizi territoriali”.
La crisi economica. “Questa malattia costituisce la principale sfida per la salute globale del XXI secolo. Anche in Italia è in aumento la sua incidenza e prevalenza – afferma Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di Psichiatria – .In un recente studio in via di pubblicazione, che ha coinvolto in 18 centri specializzati per la cura della depressione oltre 700 persone, è emerso che trascorrono 23 mesi tra comparsa dei primi sintomi e decisione di rivolgersi a un medico, mentre il tempo prima di ricevere una diagnosi è di 25,5 mesi. I pazienti vanno monitorati e seguiti con farmaci e psicoterapia. E’ bene seguire i consigli di uno specialista che deve monitorare il paziente nel tempo”. Poche persone si curano e se la cura arriva tardi è meno efficace”.
Nel nostro paese 4,5 milioni di individui soffrono di depressione. Ma come mai i casi di pazienti depressi sono in aumento? “E’ una coincidenza di più fattori – spiega ancora Mencacci – fra questi la precarietà economica e la crisi che dal 2008 ha attraversato l’Europa. Paesi come Irlanda e Spagna hanno avuto un incremento di casi di depressione. Sarebbe importante puntare a politiche di inclusione lavorativa. Fra i giovani che si trovano in quella fascia di età in cui non lavorano e non studiano, la depressione aumenta”. Fra le categorie a rischio anche le donne nei periodi di loro maggiore vulnerabilità: adolescenza, perinatale, climaterio, quando non sono più fertili, ed età avanzata. “C’è un nuovo ruolo della donna – spiega Mencacci – che mette in crisi anche l’identità maschile. Viviamo in un momento di passaggio e il problema è transitare verso nuovi modelli. Questo provoca problemi. Va ricordato che la depressione ha riflessi sia sulla sfera dell’umore sia sulla sfera cognitiva peggiorando e diminuendo la qualità e la quantità di vita dei pazienti”.
Gli stili di vita. Anche gli stili di vita hanno un forte impatto su questa patologia. “I disturbi del sonno hanno un ruolo importante – aggiunge Mencacci- . Si dorme meno e questo è un elemento che può portare a depressione. Ma ci sono altri fattori: il consumo di sostanze stimolanti,non solo le droghe, ma anche un uso eccessivo di caffeina e di theina, gli stimoli sonori, quelli luminosi, la contrazione di tempo e di spazio. Si vive in una continua ‘iperstimolazione’ e a volte non c’è più separazione fra tempo libero e lavoro, questo provoca stress”.
Poco trattata. Fra i problemi c’è il fatto che la depressione sia spesso sottovalutata. “Anche se rappresenta un problema di salute di grande rilevanza sotto il profilo clinico, sociale ed economico, le evidenze mostrano come si tratti di una patologia fortemente sotto diagnosticata e sotto trattata – spiega Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari ALTEMS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “I risultati della nostra review sistematica sul costo sociale della depressione evidenziano un costo diretto per paziente compreso tra € 1.451 e € 11.482 all’anno a seconda della severità e del contesto di riferimento. Il costo indiretto, invece, varia tra € 1.963 e € 27.364. Tra i costi diretti, lo sbilanciamento tra il peso delle ospedalizzazioni per complicanze rispetto alle prestazioni di diagnosi e ai trattamenti farmacologici, suggerisce che modelli di presa in carico globale del paziente e percorsi ad hoc, potrebbero sensibilmente migliorare la gestione della patologia.”
Leave a Comment
You must be logged in to post a comment.