“La vita segreta dei pensieri”…negativi, poiché in effetti i pensieri positivi ci piacciono e ci fanno stare bene e, tutto sommato, della loro “vita segreta” ci interessa poco rispetto invece a quella dei pensieri che ci fanno stare male, che ci disturbano e che spesso finiscono con il sabotare il nostro stesso benessere.
Ma cosa sono i “pensieri negativi”? Quali sono? E, soprattutto, perché nonostante siano così dannosi continuano a far parte delle nostre giornate (e anche delle notti…) mettendo a repentaglio la nostra pace e la nostra fiducia in noi stessi?
Ecco una serie di atteggiamenti cognitivi dai quali sorgono i pensieri negativi e molta parte di quel dialogo interiore che ci fa sentire inadeguati, ci impedisce di agire serenamente e può provocare disagio e malessere:
** NEGATIVA OPINIONE DI SÉ E SENSO DI COLPA
Considerare se stessi come meno validi, meno in gamba, meno capaci, meno divertenti, attraenti o piacevoli della maggior parte delle persone con cui ci si confronta. Inoltre, frequentemente le persone affette da depressione tendono a focalizzare l’attenzione – anche nel ricordare – su episodi in cui si sono sentiti non accettati, non apprezzati o non all’altezza e su persone che sono di maggior successo di loro. Nel tempo, questa modalità di pensiero o se vogliamo, questa attenzione focalizzata, porta a considerarsi privi di valore e di attrattive fino a concludere non soltanto di meritare malessere e punizioni ma anche che gli altri starebbero certamente meglio senza di noi. Pensieri rappresentativi di tale atteggiamento cognitivo sono: “non sarò mai bravo come…”, “non valgo niente”, “sono un fallimento”, “faccio solo danni”, eccetera, eccetera.
** AUTOCRITICA, AUTOCONDANNA
Caratterizzata dalla tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri comportamenti sbagliati e sui propri errori sopravvalutandone il valore e l’importanza, o dalla tendenza a svalutare le proprie azioni pensando sempre che si poteva far di meglio o di più senza, dare peso a ciò che invece è stato fatto bene. Questo atteggiamento porta con sé una conseguenza non meno nociva: l’abitudine di considerare come immeritati gli eventi felici e i successi realizzati. Questi atteggiamenti si associano frequentemente ad aspettative eccessive ed irrealistiche sulla bontà e perfezione delle proprie prestazioni, creando così un circolo vizioso in cui le aspettative eccessive per loro natura non possono
Il paradigma semplificato di questo atteggiamento è:
I MIEI FALLIMENTI DIPENDONO SOLO DA ME/I MIEI SUCCESSI SONO SOLO FRUTTO DI UN CASO FORTUITO
Ne sono un chiaro esempio pensieri come: “Dovevo fare meglio”, “non ho fatto abbastanza”, “non sono stato all’altezza”, “è colpa mia” oppure “non merito questo successo”, “non è merito mio” ecc.
** INTERPRETAZIONE NEGATIVA DEGLI EVENTI
La tendenza a generalizzare gli eventi spiacevoli pensando che tutto lo sia, che tutto vada male e di essere vittime di un destino avverso; un pensiero tipico è “Mi va tutto storto”. O anche assumere un atteggiamento disfattista e catastrofico in seguito a piccoli contrattempi o aspettative disattese.
** ASPETTATIVE NEGATIVE
Si tratta della tendenza – spesso non del tutto realistica – a considerare il futuro come foriero di disgrazie ed eventi spiacevoli che la persona certamente non sarà in grado di affrontare. Sono pensieri che portano a considerare i sentimenti spiacevoli e le difficoltà della vita come insuperabili e destinate a perpetrarsi per sempre. L’individuo così rischia di rassegnarsi all’infelicità, considerandola inevitabile e tenderà quindi a ripetersi che è inutile cercare di fare andare meglio le cose (passività appresa).
** SOPRAVVALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ/SOTTOVALUTAZIONE DELLE PROPRIE CAPACITÀ
Questa forma di distorsione cognitiva appartiene tipicamente alle persone ansiose ma è frequente anche nelle persone affette da depressione; l’individuo tende a sopravvalutare le difficoltà, contemporaneamente sottovalutando le proprie capacità di farvi fronte, di agire e di influenzare gli eventi. Ne consegue la sensazione schiacciante di non riuscire a far fronte agli impegni, alle difficoltà, al futuro. Tali preoccupazioni si possono accompagnare, in casi particolarmente intensi, a sensazioni di nausea, tachicardia, mal di testa e vertigini.
Questi atteggiamenti cognitivi costituiscono, nella loro espressione completa, l’assetto cognitivo degli individui affetti da depressione; in essi prevale infatti la tendenza a valutare negativamente se stessi, gli eventi e il futuro.
Ma tali pensieri possono anche – sebbene in maniera parziale e discontinua – costituire il nostro comune modo di “sentire” e di considerare noi stessi e gli eventi, soprattutto in periodi di tensione, disagio o stanchezza mentale o in condizioni di stress psico-fisico, peggiorando il nostro stato d’animo e impedendoci così di riemergere da un momento difficile e di darci da fare in maniera costruttiva.
È PERCIÒ MOLTO IMPORTANTE IMPARARE A RICONOSCERLI
E A RICONOSCERE IL LORO EFFETTO DISTRUTTIVO!
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