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Divulgato in questi giorni dall’Onu il Rapporto Mondiale sulla felicità

Un interrogativo che riguarda tutti, una ricerca che accomuna anche le persone più diverse e incompatibili. Perché una cosa è certa: tutti vogliamo essere felici. E lo ha capito bene anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che proprio in questi giorni ha reso noti gli esiti di un’indagine mondiale svolta nel 2013 proprio con l’intento di rendere consapevoli i governi sullo stato di felicità dei loro cittadini. Una fotografia che dice verso dove siamo orientati, che cosa cerchiamo, quali sono le priorità che i governi dovrebbero darsi per garantire il benessere dei loro cittadini.

Oggi più che in passato la felicità è collegata al concetto di benessere e di stile di vita, in cui il fattore economico incide non poco nel determinare un’evoluzione positiva di entrambi. Mentre in passato gli aspetti materiali come ricchezza e povertà ma anche salute e malattia erano secondari rispetto al concetto di virtù, che era considerato fondamentale per essere felici, oggi la situazione è pressocchè rovesciata.

La disponibilità economica è la chiave di accesso a opportunità impensabili, che possono avere un effetto diretto nel favorire una condizione di felicità: basta pensare alla possibilità di mangiare sano, di fare sport, di avere una buona istruzione, comfort e benefici personali.

Ma non per tutti è così: ci sono persone per cui la felicità è poter aiutare gli altri, oppure avere una persona da amare e da cui essere amati, o ancora riuscire in imprese straordinarie…

Alla fine, nessun Rapporto formale può dirci dove sta la felicità per ciascuno.

Siamo noi a dover intraprendere quel viaggio per arrivare in fondo al nostro cuore. Solo lì troveremo la risposta, solo lì scopriremo realmente chi siamo e come possiamo essere felici.